Nella vicenda complessa che vede i Comuni pontini messi all’angolo nella gestione del servizio idrico per effetto dei pegni sottoscritti sulle azioni di Acqualatina – visto che ora la Depfa Bank, che finanziò la società pubblico-privata per la bellezza di 114.500.000 euro, è intenzionata ad esercitare l’azione forzosa sui patrimoni dati a garanzia del prestito avendo rilevato la difficoltà all’approvazione del bilancio societario – riemergono i dubbi sulla legittimità dell’operazione finanziaria perfezionata il 19 dicembre 2008.
I Comuni che sottoscrissero l’atto di costituzione di pegno di azioni, 10 su 38 soci di parte pubblica, ovvero Sperlonga, Sonnino, Cisterna, Lenola, Minturno, Terracina, Fondi, Santi Cosma e Damiano, Sabaudia e Latina, arrivarono all’appuntamento dal notaio in forza di delibere di giunta municipale, con la sola eccezione di Terracina che si presentò con deliberazione del Consiglio comunale, la numero 49 del 29 maggio 2008. Atti dal contenuto “fotocopia” per l’espressa concessione del pegno sulle azioni di Acqualatina detenute dai singoli Comuni, come precisato in appositi allegati. Una decisione importante quanto estremamente vincolante, relativa al patrimonio degli enti municipali coinvolti.
Ma perché delibere di giunta? Il Testo unico degli enti locali assegna ai Consigli comunali la competenza sulle partecipazioni azionarie. La regola più banale sfuggì alla presa di amministratori pubblici che con deliberazioni di giunta, immuni dal dibattito dell’aula, sembravano piuttosto rispondere ad un non meglio precisato ordine di scuderia. L’anomalia fu oggetto, nel 2011, di un esposto indirizzato alla Corte dei Conti da parte dei consiglieri Pd di Sabaudia che denunciavano l’espropriazione del Consiglio comunale da parte della giunta allora guidata dal sindaco facente funzioni Maurizio Lucci.
E’ curioso osservare chi, per conto dei singoli Comuni, firmò l’atto costitutivo di pegno di azioni in favore della Depfa Bank pronta ora ad entrare in scena a pieno titolo a garanzia dei creditori, visto l’evento rilevante determinato dalla mancata approvazione del bilancio di Acqualatina.
Carmine Caputo di firme ne appose addirittura due: la prima per il Comune di Sperlonga in qualità di direttore generale, giusta delibera di giunta comunale numero 13 dell’8 febbraio 2008 e autorizzazione della stessa del 18 dicembre 2008; la seconda per il Comune di Sabaudia, in qualità di direttore generale e dirigente dell’Area amministrativa, giusta delibera di giunta comunale numero 76 del 26 maggio 2008 e autorizzazione della stessa del 22 luglio 2008. Caputo, nella sua funzione di dirigente di enti municipali, è rimasto coinvolto in diverse inchieste giudiziarie relative ai Comuni di Sperlonga e Ventotene.
Antonio Dei Giudici sottoscrisse l’atto per il Comune di Sonnino, in qualità di funzionario responsabile Area 3, giusta delibera di giunta comunale numero 162 del 24 maggio 2008 e autorizzazione della stessa del 17 dicembre 2008. Anche il geometra comunale di Sonnino più volte è finito sotto la lente della Procura.
Gianfranco Buttarelli, attualmente assessore pluridelegato del Comune di Latina a urbanistica, lavori pubblici e trasporti, rappresentò il Comune di Cisterna in qualità di direttore generale e dirigente dei settori gestione urbana e programmazione e sviluppo, giusta delibera numero 52 del 15 luglio 2008 e autorizzazione della stessa del 19 dicembre 2008 (stesso giorno della firma dell’atto di pegno).
Fernando Magnifico firmò per il Comune di Lenola, in qualità di responsabile del servizio di Ragioneria, con giusta delibera di giunta comunale del 26 maggio 2008 e autorizzazione della stessa (non meglio precisata nell’atto di pegno).
Anacleto Fini appose la firma per il Comune di Minturno, in qualità di responsabile del settore Lavori pubblici, giusta delibera di giunta comunale dell’11 marzo 2008 (nell’atto non si citano ulteriori autorizzazioni).
Marino Martino autorizzò il pegno sulle azioni per il Comune di Terracina, in qualità di segretario generale, con giusta delibera di giunta comunale numero 49 del 29 maggio 2008 (così viene riportato nell’atto, ma in realtà si tratta di una delibera di Consiglio comunale con stesso oggetto, numero e data) e autorizzazione della stessa del 18 dicembre 2008. Marino Martino, due mesi dopo, morì suicida nella sua casa di Formia. Sul suo decesso la Procura della Repubblica di Latina aprì un’inchiesta ritenendo che il segretario generale del Comune di Terracina fosse stato indotto al suicidio a seguito di pressing ricevuti nell’ambito lavorativo. Sette le persone iscritte nel registro degli indagati. Accertamenti furono svolti in diversi ambiti amministrativi, assunzioni “pilotate”, assegnazioni “allegre” di immobili, gestione poco oculata delle finanze pubbliche. Tutto finì con l’archiviazione.
Tommasina Biodino, rappresentò il Comune di Fondi, in qualità di dirigente del Settore Finanze, giusta delibera numero 121 del 9 aprile 2008 (nell’atto non si citano ulteriori autorizzazioni). Il funzionario in questione, rinviato a giudizio per abuso d’ufficio nel processo Damasco 2, fu assolto con formula piena.
Pasqualina Iannello, firmò per il Comune di Santi Cosma e Damiano, in qualità di istruttore contabile con incarico di responsabile delle posizioni organizzative dei Servizi finanziari, giusta delibera di giunta comunale numero 108 del 14 maggio 2008 e autorizzazione della stessa del 17 dicembre 2008.
Mario Taglialatela, rappresentò il Comune di Latina, in qualità di direttore generale, giusta delibera di giunta comunale numero 718 del 17 dicembre 2008 (nell’atto non si citano ulteriori autorizzazioni). Presidente di Latina Ambiente dal 2004 al 2006, Taglialatela ha espresso la massima dirigenza del Comune di Latina per un intero decennio dal 2000 al 2010, uscendo indenne dal processo su presunte inadempienze dirette a favorire la Latina Ambiente nella qualità di segretario generale dell’ente municipale. Attualmente ricopre altri incarichi in diversi comuni pontini e per la Provincia di Latina.
Dunque una lunga sfilza di firme, apposte in virtù di deliberazioni assunte da organi comunali che sebbene contestate risulterebbero tutt’ora valide e vigenti.