Un pasticciaccio vero quello dei piani particolareggiati, prima sospesi e poi annullati dal commissario prefettizio dopo un lungo lavoro di analisi e studio da parte degli uffici comunali. Ma uno è un pasticcio più degli altri, quello di Latina Scalo, e con pazienza cercheremo di capire perché.
LA DISTRAZIONE SULLE VOLUMETRIE I fatti sono noti da tempo. La vecchia giunta comunale ha forzato l’adozione dei piani ritenendo le fosse concesso senza l’approvazione del consiglio comunale. Non solo, però. Perché dentro i sei piani contestati (R1, R3, R6, Latina Scalo, Borgo Piave e Borgo Podgora) i tecnici incaricati dal commissario Giacomo Barbato hanno riscontrato una lunga serie di vizi che, in definitiva, hanno consigliato l’annullamento in toto. Motivi peraltro che hanno indotto la Procura di Latina, che sul caso sta indagando da tempo ipotizzando la volontà occulta di favorire i privati nell’assegnazione delle cubature, ad acquisire copiosa documentazione negli uffici di piazza del Popolo. Ma è dalle relazioni dei tecnici comunali che emerge un quadro di criticità diffuse, in particolare dove si fa riferimento “all’applicazione della riserva di volumetria della proprietà comunale, la modifica dei criteri di calcolo della volumetria realizzata e realizzabile, l’incremento degli abitanti virtuali ancora insediabili, la modifica di una parte del perimetro rispetto al Prg e al Ppe vigente».
LE INDAGINI GEOLOGICHE MANCANTI Praticamente, intere zone di verde con prati e alberature vengono indicate edificabili, prevedendo montagne di cubature. Sempre al confine della legittimità ma spesso carenti della documentazione necessaria. Per esempio prendete le prescrizioni ex articolo 89/380 riguardanti le indagini geologiche sui terreni interessati dai piani di attuazione. La giunta non solo non se n’è minimamente preoccupata, ha fatto un capolavoro: invece di avviare preventivamente le indagini, le demanda espressamente ai costruttori, intervento per intervento. Nelle sei delibere annullate dal commissario si faceva esplicito riferimento a “una specifica indagine geognostica e geotecnica per ogni singolo intervento diretto, con sondaggi in numero di uno ogni cento metri quadrati di sedime di fondazione per una profondità non inferiore alla maggiore dimensione della proiezione a terra del progetto di fabbricato e di prescrivere una valutazione della portanza del suolo di appoggio delle fondazioni e/o della resistenza alla punta e per attrito laterale degli eventuali pali di fondazione secondo la migliore tecnologia geotecnica disponibile”.
LATINA SCALO E I SINKHOLE Tutto qui? Macché, le implicazioni sui pareri geologici diventano fondamentali una vota oltrepassata l’Appia. Ecco perché Latina Scalo diventa a questo punto un posto molto particolare. Non tanto perché capace di esprimere cinque consiglieri comunali nell’ultima legislatura. Quanto per le rocce di seta che nasconde nelle viscere. Sentito mai parlare di sinkhole? Basta una breve ricerca in rete per avere quanto meno un concetto intuitivo. Ad ogni modo, qui basti sapere che si tratta di voragini create per sprofondamento del terreno. Semplificando, un po’ come le foibe. La pianura pontina ne è piena e sono concentrati tutti lungo la fascia che va da Doganella di Ninfa fino a Ceriara (Casa Affonnata e i laghi del Vescovo ne sono gli esempi più evidenti). Questo per sottolineare quanto alcuni ricercatori dell’Università Roma Tre hanno dedotto da un’indagine pubblicata qualche anno fa e che individua proprio in Latina Scalo la zona centrale di un’area molto a rischio dal punto di vista sismico. Non che lì non si possa costruire, per carità, ma almeno un po’ più di cautela andava usata, tanto più dove la legge prevedeva accurate indagini geologiche per l’adozioni dei piani. Ma sembra proprio che nessuno dei passati amministratori comunali se ne sia reso conto. Tanto meno quelli di Latina Scalo.