Latina, rotatoria killer: l’associazione Vittime della Strada chiede il sequestro

Dopo l’ennesima tragedia sulla rotatoria di via del Lido a Latina, dove la scorsa notte ha perso la vita Armando Mango, 38 anni, il Comune ha annunciato di avere già in cantiere dei piani per la demolizione e la messa in sicurezza dell’incrocio.

Questo intervento arriva, però, troppo tardi per l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (AIFVS), che da anni denuncia la pericolosità di questa “maledetta rotonda” senza ottenere risposte dai gestori della strada. In un duro comunicato, Giovanni Delle Cave, presidente dell’associazione e padre di Eros, una delle vittime di incidenti stradali, ha espresso la sua profonda indignazione, definendo questa situazione intollerabile: “Quante altre tragedie dovremo ancora attendere prima che si metta in sicurezza questa strada? Queste morti sono state annunciate, prevedibili e, a maggior ragione, evitabili.”

L’Associazione sottolinea come, nonostante le ripetute segnalazioni della pericolosità dell’incrocio, le autorità competenti non abbiano mai preso provvedimenti adeguati. “Ora, a prescindere dalla necessità indifferibile di mettere in sicurezza la rotatoria della morte, non potranno più essere taciute le inerzie e le omissioni dell’ente gestore della strada. Va ritenuto responsabile, come qualunque utente della strada che, alla guida del proprio veicolo, commette un’infrazione,” ha aggiunto Delle Cave.

Il comunicato dell’AIFVS è un accorato appello alla giustizia e alla responsabilità: “Questi gestori dovranno fare i conti con la propria coscienza, magari rileggendo le denunce troppo sbrigativamente archiviate. Dovranno convivere con il rimorso per le giovani vite che potevano e dovevano essere preservate.” L’Associazione richiede che la rotatoria venga posta sotto sequestro per accertare le responsabilità di chi, avendo l’obbligo giuridico di impedire certi eventi, ha lasciato che si consumassero.

Infine, Delle Cave ha ribadito che l’AIFVS pretenderà il massimo impegno dalla magistratura affinché si faccia luce su queste tragedie, che non possono più essere considerate semplici incidenti, ma vanno chiamate col loro nome: “omicidi,” se non addirittura “stragi.”