La crescente attenzione sul caso di Satnam Singh ha portato a una crisi tra i braccianti agricoli indiani dell’Agro Pontino. Molti di loro, già invisibili e senza un contratto di lavoro, sono stati “licenziati” da un giorno all’altro. I datori di lavoro, preoccupati per i controlli intensificati e le possibili ripercussioni, hanno deciso di allontanare questi lavoratori per evitare ulteriori problemi.
La situazione è particolarmente critica: senza contratti regolari, i braccianti non hanno alcuna protezione legale e si trovano ora senza mezzi di sussistenza. Alcuni hanno scelto di aspettare tempi migliori, mentre altri sono stati costretti a cercare lavoro altrove o addirittura a lasciare la provincia. Questo scenario è stato reso ancora più tragico da storie come quella di un bracciante che, senza più soldi per l’affitto, è finito a dormire su una panchina a Latina.
Durante una recente manifestazione nazionale organizzata dalla Cgil, alcuni braccianti hanno confessato che la morte di Satnam Singh ha cambiato molte cose, ma non necessariamente in meglio. La paura dei datori di lavoro di essere scoperti ha portato a licenziamenti di massa, lasciando molti senza lavoro.
Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha affrontato la questione durante le repliche alla Camera sul Dl Agricoltura, dichiarando: “Il bracciante che è morto e altri migliaia di lavoratori vengono sfruttati da troppo tempo per non dire da decenni. Mi concentrerei sulle azioni comuni che possiamo mettere in campo. Come il disegno di legge che è stato depositato prima della morte di Singh che anticipiamo per rendere ancora più efficiente un’azione sulla quale non si può perdere una sola ora di tempo. Voglio ribadire che chi lascia morire un lavoratore non è un imprenditore ma un criminale”.
La situazione dei braccianti agricoli nell’Agro Pontino richiede interventi urgenti e concreti per garantire loro diritti e dignità, evitando che rimangano invisibili e senza voce.