Latina, in migliaia in Piazza della Libertà per Satnam Singh

In una Piazza della Libertà stracolma di gente, si è svolta a Latina la manifestazione contro lo sfruttamento e il caporalato dei lavoratori in agricoltura, indetta dalla Cgil e dalla Fai Cgil, per accendere nuovamente i riflettori sulle condizioni di lavoro dopo la morte del 31enne bracciante indiano Satnam Singh.

Una manifestazione di carattere nazionale alla quale hanno aderito sindacalisti, esponenti politici, associazioni quali l’Anpi, Articolo 21 e Libera. Dal palco allestito in piazza, colorata di centinaia di bandiere, ha preso la parola Hardeep Kaur della Fai Cgil. “Oggi abbiamo il dovere di chiedere scusa alla famiglia della vittima. Qui oggi c’è tutto il mondo e la società civile – ha sottolineato – tutti coloro che hanno deciso di dissociarsi da questo schifo.

Moltissimi braccianti in agricoltura vivono nelle condizioni di Satnam, quelle sono le condizioni ordinarie e se non hai un permesso di soggiorno il tuo potere contrattuale è nullo. Non puoi chiedere al datore di lavoro il rispetto dei tuoi diritti. Quel pezzo di carta è fondamentale e non possiamo consentire che la vita delle persone sia legata a un pezzo di carta”.

Indignarsi non basta più”

Indignarsi non basta più”. È questo il messaggio che, uno dopo l’altro, hanno lanciato sindacalisti, esponenti politici, referenti di associazioni e tutti coloro che si sono alternati sul palco della Cgil. L’appuntamento era alle 17 di ieri, in Piazza della Libertà: migliaia di persone si sono radunate sotto al palco del sindacato, tra cui tantissimi sikh, protagonisti di questo sciopero, della manifestazione nata dalla tragedia, quella in cui è morto Satnam Singh, ferito a morte in un incidente nell’azienda agricola Lovato, in cui lavorava in nero e abbandonato davanti casa senza un braccio dal datore di lavoro.

“Di fronte alla barbarie, è inderogabile che le tragedie diventino un’abitudine – ha dichiarato Giuseppe Massafra, segretario generale della Cgil Frosinone Latina – Non vogliamo che l’attenzione nazionale si spenga dopo il lutto. Siamo qui per Satnam Singh, una persona uccisa dalle persone per cui lavorava, buttato in strada senza un braccio, invece che essere portato in ospedale dove poteva essere salvato. Siamo qui per tutti quelli che vivono questo territorio da generazioni, sfruttati da una legge che si chiama Bossi-Fini. Lottiamo perché quel permesso di soggiorno che ha ottenuto sua moglie Soni non sia un “premio”, ma perché diventi un diritto, soprattutto per coloro che hanno il coraggio di denunciare. Non possiamo più sopportare che si muoia di lavoro”.

A seguire, Hardeep Kaur, segretaria della Flai Cgil Latina, ha dichiarato: “Oggi questa piazza chiede un cambiamento. Siamo al fianco di quelle aziende che vivono sotto il ricatto dei caporali. La morte di Satnam ha dimostrato che se si vuole, si può concedere un permesso di soggiorno in soli due giorni: dobbiamo combattere perché ciò accada con tutti”.

Hanno raccolto l’invito e sono presenti la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, l’europarlamentare Ignazio Marino, il leader di Verdi Sinistra e Libertà Nicola Fratoianni, il deputato del Pd Matteo Orfini, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini e ancora i rappresentanti del Movimento 5 Stelle Lazio, di Legambiente Lazio e di tutti i circoli di Latina e della provincia, il portavoce regionale di Libera Gianpiero Cioffredi.

In prima fila anche Marco Omizzolo, il sociologo Eurispes protagonista da anni di battaglie contro il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura nel territorio pontino, che ha preso la parola per poi lasciarla a un lavoratore indiano che ha voluto condividere la sua storia. Fischi e mugugni dalla piazza nei confronti della sindaca Matilde Celentano intervenuta dal palco. “Grazie alla Cgil dell’invito, anche se sarebbe stato meglio vederci in un’altra occasione. La difficoltà del momento impone però di essere tutti presenti, vigili e determinati se vogliamo che questo orrore non finisca negli elenchi infiniti dei morti sul lavoro ma sia lo spartiacque tra un prima e un dopo”, ha detto la prima cittadina, raccogliendo inizialmente qualche applauso. Poi il passaggio contestato: “Siamo tutti, e dico tutti, responsabili della persistenza di questo fenomeno odioso di questo caporalato”, la frase che ha scatenato la contestazione.

Il pomeriggio è proseguito con numerosi interventi, tra cui quello di Libera tramite Gianpiero Cioffredi, Marco Omizzolo, l’Anpi, la Rete degli Studenti Medi e la segretaria nazionale Flai Cgil Silvia Guaraldi: “C’è voluto l’orrore perché l’Italia si accorgesse di tutto questo, perché si parlasse di caporalato”, ha dichiarato Guaraldi.

Latina, e l’Italia, dicono No al caporalato, un male maggiore del territorio pontino, da estirpare e debellare quanto prima.