Il grido d’ allarme lanciato quando il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca era a Latina per la Conferenza dei sindaci era supportato da numeri emersi dalla ricerca che proprio il Sindacato UIL di Latina aveva svolto a inizio febbraio. Numeri che smentiscono i luoghi comuni sulla sanità, a cominciare da quelli sui codici assegnati ai pronto soccorso.
Uil Lazio nel comunicato stampa spiega che l’approfondimento è composto da un campionamento quotidiano ripetuto per sette giorni in orari diversi, comunque compresi dalle 9 del mattino alle 18 del pomeriggio. Cinque gli ospedali sotto la lente di ingrandimento della Uil Latina: il Santa Maria Goretti, la clinica Città di Aprilia, il San Giovanni di Dio, il Dono Svizzero e il Fiorini. I risultati si prestano a riflessioni strutturali sulla sanità attuale e su quella che invece desideriamo. Ma andiamo con ordine. I codici bianchi rilevati sono stati soltanto otto. “Per anni si è detto – commenta Luigi Garullo, Segretario generale della Uil di Latina – che i pronto soccorso fossero al collasso anche per l’elevato numero di persone, in codice bianco, che vi si riversavano senza averne bisogno. Nulla di più falso. Durante il nostro campionamento ne abbiamo registrati solo quattro al nosocomio di Latina, due all’ospedale di Fondi e altrettanti in quello di Terracina”.
A dimostrazione che le persone raggiungono un pronto soccorso per necessità ci sono i numeri dei codici rossi. Al Goretti sono stati 32, 105 gli arancioni, 214 gli azzurri, 28 i verdi. La fotografia si completa poi con i 224 pazienti ricoverati o trasferiti, i 72 in osservazione, per un totale settimanale di accessi di 679 pazienti. “Un confronto con quanto stava accadendo a Roma nello stesso momento ci dà la misura di quanto la sanità pontina stia viaggiando con personale gravemente sottodimensionato rispetto alle necessità quotidiane – osserva Garullo – Nei 13 Ospedali della Asl Rm1 abbiamo infatti rilevato 171 codici rossi, una media di 14 per nosocomio, mentre il solo Goretti ne ha registrati 32”.
Confrontando le medie degli accessi giornalieri dei nosocomi romani con quello di Latina abbiamo ulteriore prova delle affermazioni di Garullo: al San Filippo Neri il dato medio si è assestato a 49,29 accessi giornalieri. Al San Pietro – FBF è sceso a 48,86. Al Sant’Andrea è invece pari a 100. “L’ospedale del nostro capoluogo, il Goretti, ha registrato una media di accessi giornalieri pari a 97, è impensabile – continua Garullo – che il Goretti di Latina, con la scarsità di personale e strutture, possa sopportare lo stesso numero di accessi di un grande ospedale come il Sant ‘ Andrea”.
Il campionamento fotografa poi la situazione degli altri nosocomi pontini. Questo il quadro. Il Fiorini di Terracina ha fatto registrare 140 accessi settimanali, Il Città di Aprila 124, Il Dono Svizzero di Formia 117, il San Giovanni di Dio di Fondi 42. In tutte le strutture i codici rossi (critici), arancioni (acuti) e azzurri (condizione di sofferenza da approfondire) superano di gran lunga i codici meno rischiosi per la salute, vale a dire i verdi e i bianchi. Si va dai 77 rilevati ad Aprilia ai 75 di Formia, passando ai 50 di Terracina e ai 25 di Fondi.
“Oltre a smentire la leggenda dei pronto soccorso intasati da codici bianchi – aggiunge il segretario Garullo – la nostra ricerca indica la strada per rimettere al centro la sanità pubblica della nostra provincia e dell’intera regione, una vertenza sindacale per riaffermare il diritto ad avere una sanità che sia davvero alla portata di tutti. Come? Il blocco del turnover, posto in essere negli anni, è stato scellerato, quindi adesso si deve accelerare sui concorsi pubblici e nel contempo definire un piano di assunzioni straordinario che abbia effetti immediati, perché i numerosi pensionamenti previsti per il 2024 produrranno un ulteriore peggioramento della già precaria situazione in cui versa la sanità pontina. Va fatta funzionare le medicina di prossimità, si deve intervenire sulle liste di attesa riducendo i tempi per gli esami specialistici che oggi arrivano ad un anno e più di attesa, scardinando una volta per tutte il binomio consolidato negli ultimi venti anni e che ha visto sanità e profitto indissolubilmente legati. Abbiamo citato solo alcune priorità, il punto è che sulla sanità bisogna investire con coraggio.”