Diverse centinaia di immigrati si sono radunate, questa mattina, in piazza della Libertà a Latina. Alla manifestazione, indetta nei giorni scorsi dalla Flai-Cgil, partecipano i braccianti agricoli indiani che operano nel territorio pontino e che oggi hanno scelto di lasciare i raccolti nei campi per rivendicare il diritto al lavoro regolare. Lo scopo è quello di portare all’attenzione delle istituzioni il problema del caporalato e del lavoro nero. Una delegazione ha chiesto di essere ricevuta dal prefetto Pierluigi Faloni, a cui ha poi consegnato un documento con cui si chiede di intercedere presso la Regione e presso il Governo affinché si possa in fretta giungere a una legge contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli.
“Uno sciopero per i diritti e per la legalità – lo ha definito il segretario provinciale della Cgil, Anselmo Briganti -, perché questi sono lavoratori che guadagnano meno di quattro euro l’ora, per quindici ore al giorno. L’adesione allo sciopero è stata massima, ci sono circa diecimila indiani Sikh che lavorano nei compi tra Latina, Sabaudia,. Pontinia, Terracina. Tanti li abbiamo portati noi con i pullman, tanti si sono riversati sulla Pontina per arrivare fino a Latina a piedi. E considerato che questa gente, oltre ad essere sfruttata nei campi, lascia soldi al caporale per ottenere un permesso di soggiorno o per avere un alloggio. Nelle ultime settimane si sono verificate anche diverse aggressioni da parte dei datori di lavoro. Una situazione insostenibile che oggi abbiamo voluto raccontare all’opinione pubblica”.
Intanto, sulla situazione di diffusa illegalità che riguarda il lavoro nei campi, la Uila Uil di Latina ha chiesto con una nota di avviare una serie di verifiche nelle aziende agricole di Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia e Pontinia. “Si sta sempre più diffondendo una prassi che prevede la corresponsione degli stipendi senza una correlazione con le giornate di effettivo lavoro – denuncia il segretario Tonino Passaretti -. Una situazione intollerabile ma che sta diventando tacitamente assunta da tutti i datori di lavoro, quasi come fosse un cartello dello sfruttamento. Per questo chiediamo all’Ispettorato del Lavoro, all’Inps e all’Agenzia delle Entrate di eseguire le necessarie verifiche”