I servizi gratis in prova sono diventati una richiesta sempre più frequente all’interno di un mercato che, tra vari comparti, è in aumento del 59 per cento dal 2020 al 2022, e muove quasi 15 miliardi di euro annui, in forte rilancio dopo la pandemia.
La varietà dell’offerta, tra software, tv in streaming on demand, settore ludico, e-learning, servizi assicurativi e bancari, alimenta sempre di più il traffico dei portali di comparazione, rendendo però difficile, o comunque poco agevole, la scelta ottimale, in termini di qualità-prezzo o di costi-benefici. Ecco, dunque, che le prove free vengono offerte, in chiave di marketing, per attrarre potenziali utenti iscritti/abbonati, garantendo di testare il servizio senza un primo impegno economico.
Questa tendenza, inaugurata dalla piattaforma di tv e serie on demand Netflix, ma anche, in un modello ibrido e multiservizio, da Amazon Prime, ha visto affacciarsi nuovi operatori, mentre altri hanno preferito fare dietrofront e puntare su altri incentivi, come sconti sugli abbonamenti o pacchetti personalizzati. Lo stesso Netflix ha ritirato la prova gratuita – non solo, ha limitato la condivisione delle password – ma, allo stesso tempo, in un comparto più che dinamico, è stata invece attivata da Paramount + per una settimana, sul modello di Mediaset Infinity.
La prova free ha la funzione di intercettare l’utenza prima dei competitors, ottenendo dati personali (dai recapiti alla mail) per rimpolpare il database, utilizzabili poi ai fini di marketing, magari per generare proposte personalizzate.
La prova free, cambiando comparto, resta invece un must in alcuni settori dell’entertainment, come i videogiochi e i giochi a distanza. Ne sono un esempio classico le versioni prova dei videogame di ultima generazione, in modalità “demo version”, ovvero incompleti nei livelli ma utili a entrare nel mood del videogioco – spesso in imminente uscita – prima di acquistarlo.
In modo simile funziona il gioco legale a distanza, basta vedere come vengono offerti i bonus senza deposito dagli operatori online, che usano questo strumento per far provare il palinsesto a coloro che si registrano, rilasciando dei crediti gratuiti o dei giri di prova sulle slot, senza depositi o versamenti, almeno iniziali. La formula, della serie “provare per credere”, tipica anche dell’e-learning con le video-lezioni di prova, del tutto gratuite, risponde in realtà a un criterio di marketing ben preciso, lo stesso che contraddistingue, in modo più strutturato, il cosiddetto modello freemium.
Tale modello, sempre più frequente nell’ultimo periodo, è la sintesi del gratis (free) e del premium (a pagamento). In poche parole, sulla scia del ben noto Spotify – ma anche di YouTube Premium -, la fruizione del servizio è gratuita, ma per avere strumenti e opzioni illimitate è necessario pagare. Funzionano così, spaziando tra gli ambiti, anche Adobe Photoshop, alcuni servizi di stock fotografico e di cloud, ma anche Dropbox e Flickr, per citare i più conosciuti e utilizzati.
Come si vede, gli ambiti tra i quali spazia il marketing innovativo delle prove gratis, o a formula mista, è davvero ampio e variegato, e corrisponde a tutte le maggiori attività che gli utenti 2.0 svolgono a distanza.
Fin qui si è parlato soprattutto di servizi di entertainment, data anche la loro popolarità intergenerazionale (dai millennials alle famiglie), ma in realtà anche i servizi di utilità si stanno sempre più avvalendo della formula freemium. Tra le ultime entrate in campo c’è l’assistenza fiscale, tenendo anche conto del recente obbligo di fatturazione elettronica per i titolari di partita IVA.
In questo ambito, ad esempio, si è affermata la piattaforma Fiscozen, la quale, grazie a una recente partnership in forma di joint venture, continuerà a erogare servizi di fatturazione, contabilità e adempimenti, sempre utilizzando il modello metà libero e metà a pagamento (per le soluzioni più strutturate). I ricavi societari, nel 2021, hanno raggiunto un milione e mezzo di euro, ma questo non è che un esempio del successo di un modello che, come si è visto, riguarda anche altre aziende, di settori diversi. Ancora un esempio? Mailchimp, piattaforma software per la gestione e l’invio delle mail aziendali, in versione standard o, superati un tot di contatti da parte dell’impresa o del professionista, a pagamento, con tanto di utilità e funzionalità aggiuntive.
Sì, perché anche il marketing via mail è una delle leve fondanti del nuovo marketing digitale, anche se questo meriterebbe un capitolo di approfondimento a parte.