“La città di Aprilia non può ospitare una discarica e Casalazzara, quartiere importante dal punto di vista storico e per la presenza di sorgenti e beni naturali da preservare, non può pagare a caro prezzo la propria collocazione geografica e la vicinanza con la Pontina”. Il candidato sindaco per la lista Ripartire Aprilia, Antonio Guido, dopo la presentazione ufficiale della propria candidatura per la tornata elettorale 2018, rompe gli indugi e prende posizione contro l’arrivo il progetto della Ecosicura srl, che vorrebbe realizzare a Casalazzara un invaso per la raccolta dei residui della lavorazione dei rifiuti.
“Se i privati per loro natura seguono una logica imprenditoriale orientata al guadagno – spiega Guido – un buon amministratore, che deve al contrario perseguire l’interesse collettivo, quello dei cittadini e su alcuni temi delicati avere il coraggio di adottare politiche mirate, che ai privati sottraggano o limitino margini di manovra. Oggi la partita si gioca a Casalazzara e l’emergenza è quella di fermare un piano che da qualche giorno è stato depositato in Regione per la richiesta di via. Non si conoscono i dettagli del progetto, presupposto indispensabile per elaborare una strategia vincente. Tuttavia l’esperienza del passato insegna che per contrastare questo tipo di piano servono osservazioni concrete e circostanziate, senza lasciare nulla al caso, che tengano conto dell’impatto che un impianto simile può avere su quella porzione di territorio in particolare e più in generale sulla città di Aprilia, dove già colture di pregio e nuclei abitativi convivono con impianti Tmb, impianti di compostaggio, biogas e biomassa, centrali termoelettriche, aziende a rischio e non ultimo siti inquinati ad altissima priorità e mai bonificati. Un territorio forse già compromesso in parte, ma la ricetta non è e non potrà mai essere quella di aggiungere degrado al degrado, bensì cambiare rotta”. “In futuro- aggiunge Antonio Guido – la sfida dovrà essere quella di dotare il comune degli strumenti necessari a limitare l’iniziativa dei privati. Non basta contrastare le richieste che volta per volta verranno presentate e che, come in questo caso, spesso non vengono depositate presso gli uffici del Comune ma solo in Regione. Servirà invece effettuare uno studio accurato che tenga conto dell’impatto degli impianti già presenti e attraverso l’approvazione di una variante ad hoc, sbarrare la strada a nuovi progetti impattanti. Un documento che dichiari cosa ad Aprilia non serve più, che imponga prescrizioni stringenti coloro che vogliano investire toccando un settore delicato e potenzialmente dannoso per i cittadini e per la salubrità dell’ambiente. A chi si candida ad amministrare una città, spetta l’onere e l’onore di difenderla, di rendere la vita difficile a chi perseguendo, come naturale che sia la logica del guadagno, non tenga in minimo conto la salute di chi in quel territorio vive. Infine, è necessario che sia la pubblica amministrazione a prendere le redini rispetto alla bonifica dei terreni contaminati e ad Aprilia se ne contano decine. Gli studi e i tavoli di confronto possono essere un primo passo, non un punto di arrivo. Il punto di partenza è prevedere somme in bilancio destinate alla caratterizzazione e attraverso gli uffici intercettare ogni forma di finanziamento sul recupero ambientale erogati dalla Regione Lazio o dagli enti sovraordinati. Una amministrazione non può farcela da sola, ma può mettere a punto una strategia propedeutica alla bonifica, in modo tale che i finanziamenti eventuali non vadano perduti, eliminando il cancro dei siti inquinati”.