Si chiama Mosaico l’operazione antiterrorismo effettuata oggi dalla Polizia di Stato che ha dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, una delle quali notificata a Abdel Salem Napulsi, 38 anni detenuto a Rebibbia, fermato ad ottobre durante un controllo antidroga. E’ considerato uno dei fiancheggiatori di Anis Amri, l’attentatore di Berlino che nel dicembre 2016 provocò la morte di 12 persone ferendone altre 56 e che poi venne ucciso dalla Polizia italiana a Sesto San Giovanni a Milano. Il terrorista prima della strage si era fermato ad Aprilia per una decina di giorni.
Le misure cautelari, a vario titolo in ordine ai reati di addestramento e attività con finalità di terrorismo internazionale e associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono state emesse dal Gip del Tribunale di Roma Costantino De Robbio su richiesta del pm Sergio Colaiocco e sono state eseguite dagli agenti della Digos di Latina e Roma insieme ai colleghi della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione effettuando anche perquisizioni di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo.
Su Abdel Salem Napulsi una serie di indizi per attività di terrorismo attraverso un autoaddestramento. L’uomo è accusato di aver visionato video di propaganda per arruolare soldati del Califfo, cercando informazioni per compiere un attentato con armi da fuoco e l’affitto di un camion. “Bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire e avanti un altro; tagliargli la testa e i genitali”, avrebbe detto il 38enne, intercettato in una conversazione telefonica ad agosto scorso, riferendosi agli infedeli occidentali.
L’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti per il coinvolgimento nel terrorismo islamico segue la serie di espulsioni di altri stranieri, gravitanti su Latina effettuate nell’ultimo anno, appartenenti alla rete jihadisti di Anis Amri.
Le altre ordinanze di custodia cautelare sono state emesse a carico di di Mohamed Baazoui, Dhiaddine Baazaoui, Akram Baazaoui e Rabie Baazoui, tutti residenti fra il Lazio e la Campania. Uno di loro avrebbe dovuto procurare falsi documenti di identità ad Anis Amri, per permettergli di lasciare l’Italia e recarsi all’estero. Sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.