Era destinato a rimanere un cold case ma la ferma determinazione investigativa degli uomini della Squadra Mobile di Latina ha fatto sì che i presunti responsabili della morte di un camionista fossero assicurati alla giustizia.
Oggi gli uomini del vice questore aggiunto Antonio Galante hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare, tre in carcere e una ai domiciliari, nei confronti di tre napoletani e di un fioraio di Latina accusati di rapina aggravata, sequestro di persona e morte come conseguenza di altro delitto in danno di un autotrasportatore polacco, Rafael Sebastian Skryniarz, 26 anni, deceduto quasi un anno dopo dall’aggressione subita nottetempo nel piazzale della Eurotire srl di Cisterna dove era arrivato, dopo un lungo viaggio dal suo Paese, con tir carico di 1.600 pneumatici che avrebbe dovuto consegnare appena fatto giorno.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip Laura Matilde Campoli su richiesta del sostituto procuratore Marco Giancristofaro e sono a carico di Mario Amore, 46enne di Napoli, da oggi a Poggioreale, Alessandro Gargiulo, 40 anni detto Portobello anche lui di Napoli già detenuto nel carcere di Modena, Vincenzo Minichini, 31 anni sempre di Napoli, già recluso a Poggioreale, e Luigi Zinno, 40enne nativo di Napoli ma residente a Latina da oggi recluso ai domiciliari. Quest’ultimo avrebbe avuto il ruolo di palo-basista nell’organizzazione della rapina poi finita male.
Non è stato semplice da un punto di vista investigativo giungere al risultato di oggi. Il capo della Squadra Mobile, nel pomeriggio, ha spiegato l’attività svolta a cominciare dalle prime luci dell’11 giugno 2015, quando gli uomini della sezione antirapina, su segnalazione pervenuta alla sala operativa del 113, rinvennero alle porte di Latina, all’incrocio tra via Appia e via Epitaffio, il tir polacco abbandonato sul ciglio della strada con il suo carico, il motore acceso e nessuno all’interno della cabina. A poca distanza un uomo agonizzante, ricoperto di sangue, e nel tragitto di due chilometri verso nord qualche abito sparso in mezzo alle sterpaglie. Un mistero. L’uomo, poi identificato in Rafael Sebastian Skryniarz, fu soccorso, ricoverato prima al Goretti di Latina e poi in una struttura sanitaria per lunga degenza nella provincia di Isernia, infine trasferito nel suo Paese pochi giorni prima del decesso avvenuto a maggio 2016. Una sofferenza lunghissima durante la quale il camionista polacco non riprese mai conoscenza. Impossibile quindi per gli investigatori acquisire la sua testimonianza sull’accaduto.
Nel frattempo gli uomini di Galante avevano acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza della Eurotire srl, presso la quale era atteso il carico di pneumatici proveniente dalla Polonia. Il filmato mostrava il tir del polacco nell’area di sosta. L’uomo probabilmente era all’interno della cabina che riposava aspettando l’apertura della ditta per la consegna del carico quando ha subito l’aggressione. Le immagini ad un certo punto, alle 3.25, ritraevano due figure avvicinarsi al mezzo e salire a bordo dello stesso per poi avviarlo e portarlo sull’Appia seguito da un’utilitaria scura con a bordo altri tre uomini. Poi il nulla. Non facile quindi ricostruire la dinamica esatta dell’accaduto fino al luogo in cui era stato ritrovato il tir abbandonato. Le ferite riportate dal polacco erano compatibili con una caduta dal mezzo in corsa. All’interno della cabina i segni di una colluttazione. La vittima sarebbe stata letteralmente “defenestrata”, ha spiegato oggi il capo della Squadra Mobile.
Gli abiti abbandonati nei dintorni e repertati sono stati l’elemento da cui partire per la ricerca degli aggressori-rapinatori. In particolare una maglia, la maglia del Napoli. Gli investigatori avevano prelevato tracce di Dna sia all’interno della cabina del tir che sugli indumenti recuperati lungo due chilometri di strada. Purtroppo però mancava un Dna da confrontare. Ma quella maglia del Napoli costituiva un punto di partenza che si incastrava alla perfezione con l’esame del traffico telefonico di quella notte. Ad attirare l’attenzione della Squadra Mobile era stata una telefonata partita da un cellulare che agganciava una cella telefonica a copertura del tratto dell’Appia interessato dall’indagine e giunta all’utenza di una donna di Napoli. Ecco, ritornava Napoli. Da quella telefonata è stato possibile agli investigatori scoprire una rete di contatti abbastanza estesa, riconducibile a persone già note in fatti di rapina, e di escludere persone che potessero essere presenti quella maledetta notte tra Cisterna e Latina, fino ad individuare una rosa di quattro sospettati. Nel corso delle indagini è stato possibile acquisire il loro Dna. Il loro profilo genetico è risultato perfettamente identico a quello estratto dai reperti. Eppure manca qualcuno all’appello. Le immagini della telecamera mostravano almeno cinque persone, due salite sul tir e tre sull’utilitaria scura. E forse uno dei profili estratti dai reperti è ancora ignoto. Ma gli arresti di oggi sono un risultato straordinario per la soluzione del cold case pontino.