C’era anche il nome di Alhaabi Hisham, 37enne tunisino, tra i contatti dell’attentatore di Berlino Anis Amiri. Raggiunto sabato presso un casolare alle porte del capoluogo pontino, in via Montello, dagli agenti della Digos di Latina con un provvedimento di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Marco Minniti, per ragioni di sicurezza, Alhaabi Hisham aveva avuto contatti anche con i connazionali Ghidaoui Moez, espulso il 25 febbraio scorso, e Mohamed Hakemi Triki, espulso a marzo 2016. Tutti e tre residenti in zona e “simpatizzanti” dell’ideologia jhadista. Una mina vagante Alhaabi Hisham, che fino a poco tempo fa lavorava nei campi. Un lupo solitario. Pronto ad agire? “Non ci sono elementi per poterlo affermare”, ha precisato il vice questore aggiunto Walter Dian, dirigente della Digos di Latina che oggi insieme al primo dirigente Paola Pentassuglia, responsabile della Divisione Polizia Amministrativa e sociale e dell’immigrazione, ha tenuto una conferenza stampa presso la sede della Questura di Latina per fare il punto su questa operazione antitettorismo condotta con i servizi centrali della Polizia, la Digos di Roma e la Polizia postale.
Il 37enne, imbarcato ieri a Fiumicino su un volo diretto a Tunisi, risultava regolare in Italia dal 2011. La sua posizione contributiva, in quanto bracciante agricolo, lo vedeva con un redditto di appena 5.300 euro. Come a dire sotto-soglia per una vita normale in Italia. “Già questo – ha spiegato la dottoressa Pentassuglia – sufficiente alla revoca del permesso di soggiorno”. Grazie alle investigazioni svolte dalla Digos e dalla Polizia postale, il provvedimento del ministro dell’Interno lo ha allontanato dal territorio italiano per ragioni di sicurezza nel momento in cui si è accertata la sua adesione alla compagine “radicale” gravitante nella moschea di Latina opposta all’imam Arafa Rekhia Nesserelbaz di orientamento moderato. E non solo. Alhaabi Hisham frequentava con assiduità i siti jihadisti gestiti dall’Isis. A preoccupare non soltanto quindi i suoi contatti avuti con Anis Amiri, nel periodo in cui si era fermato a Campoverde ad Aprilia nell’anno precedente alla strage di Berlino del 19 dicembre 2016 – l’attentatore sarà ucciso a Milano pochi giorni dopo -, e con gli altri due connazionali già espulsi, ma anche l’attivazione di profili Facebook, corrispondenti alla sua utenza, sui quali sono stati riscontrati elementi che denotano, oltre la sua adesione all’ideologia jhadista, la sua appartenenza ad un circuito relazionale virtuale composto da soggetti riconducibili all’autoproclamato Stato Islamico.
Nel corso della conferenza stampa di oggi, la Polizia di Stato-Questura di Latina, ha tenuto a precisare che il personale in questa provincia è in stretto contatto e di collaborazione con l’associazione culturale islamica di Latina e quindi con le moschee di Latina e della provincia. Un punto di forza per il monitoraggio di soggetti potenzialmente pericolosi. Altro punto di forza è rappresentato dall’attività amministrativa svolta presso l’ufficio Immigrazione, una sorta di front-office con lo straniero che si presenta per la documentazione relativa al permesso di soggiorno sia quando ne chiede il rinnovo, momento molto particolare quest’ultimo perché dà la possibilità di verificare il suo status che potrebbe essere cambiato anche da un punto di vista penale.