“Non sussiste incompatibilità tra gli incarichi di direttore generale e responsabile per la prevenzione della corruzione, tant’è che quest’ultima funzione è regolarmente svolta dai direttori generali di importanti Comuni italiani”. Lo ribadisce l’assessore al Personale Antonio Costanzo facendo presente che su 49 Comuni italiani con popolazione superiore a 100.000 abitanti, in otto il segretario generale riveste anche l’incarico di direttore generale e in tutti questi otto Comuni (Catania, Genova, Messina, Monza, Prato, Ravenna, Padova, Trieste) il Segretario-Direttore Generale svolge anche la funzione di responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza (a Padova solo anticorruzione).
Si potrà obiettare che tutti potrebbero avere disatteso la normativa vigente. “Ebbene, nel progetto ‘Interventi a supporto delle Riforme della PA’, promosso dalla Funzione pubblica e gestito dal Formez con il titolo ‘La prevenzione partecipata: la determinazione Anac 8/2015 e il Ruolo della Pubblica Amministrazione’ – rende noto Costanzo – una parte specifica è dedicata al “Responsabile della prevenzione della corruzione” (RPC), ove si afferma (testualmente): “Il RPC può essere individuato nel direttore generale (questo garantisce la massima autorità e autonomia al RPC e una regia delle politiche anticorruzione estesa all’intera organizzazione)”. Il direttore generale -RPC, si aggiunge, “è un garante della legalità”».
“Spiace rilevare, con l’occasione – conclude l’assessore – che anziché affrontare costruttivamente i molteplici, gravi problemi che questa Amministrazione ha ereditato dal passato, certamente per non sue responsabilità, si continua a dare prevalenza, da parte della minoranza o parte di essa, ad aspetti formali e di procedura”.