Si chiude con la cultura e dentro un classico “non luogo” della città la campagna elettorale per le primarie del Pd di Paolo Galante, nei capannoni di quell’ex Consorzio agrario che dovrebbe ospitare la Casa della Musica. E proprio l’ispiratore e primo sostenitore dell’opera, il maestro Claudio Paradiso, ha avuto l’occasione di presentare lo stato dell’arte di un progetto la cui storia è iniziata undici anni fa, avviata in modo spedito fino a convogliare finanziamenti per due milioni e mezzo di euro poi abbandonati per seguire la strada del project financing. Si è parlato del recupero della struttura, uno spazio ampio e con più settori, all’interno del quale poter accogliere anche il DMI, una biblioteca a tematica musicale dove conservare gli archivi dei musicisti e compositori italiani: capace quindi di ospitare libri e spartiti, ma anche strumenti, epistolari, , filmati e ogni tipo di documento presente nei fondi degli artisti scomparsi o viventi che hanno operato in ogni genere musicale. “Il costo per coibentare la parte superiore è 400-550mila euro – ha detto Paradiso – ci sono molte fondazioni private che sono interessate a investire qui. Qui l’auditorium può diventare un punto di riferimento nazionale”.
La cultura come motore legato all’imprenditoria
Con Galante c’era anche il fratello stilista Maurizio e si è parlato di come si intende tornare a valorizzare la cultura a Latina. Un concetto legato al business, alla cultura come imprenditoria. “Ho voluto organizzare questo incontro per comunicare quale vorrei fosse il modus operandi della prossima amministrazione, una amministrazione che intenda tutelare i gioielli della città, che si trovano in cattive condizioni, e che faccia apparire come chiaro il concetto semplice di mettere in rete le eccellenze del nostro territorio. Qui abbiamo come eccellenze Claudio, abbiamo mio fratello che nonostante abbia il mio stesso cognome è un nome conosciuto ed è un valore per il territorio. Dobbiamo credere che la cultura sia motore trainante della città”. Poi il riferimento alla “sua struttura”: “Io la cultura la intendo come qualcosa che si autofinanzia, l’operatività e le energie che abbiamo profuso dentro un monumento storico creando il Foro Appio. Lo ricordo sempre perché se non avessimo messo le mani lì probabilmente la struttura del Valadier sarebbe persa. Per il business che è stato impiantato dentro ha la possibilità di mantenersi e di essere a disposizione come patrimonio di tutti. Nello stesso modo vorrei che la cultura qui fosse un business come concetto imprenditoriale, ci sono persone che operano nella cultura a cui va data dignità e occasioni di lavoro”.
Forte e “l’assistenzialismo”
Qualche stoccata all’indirizzo dello sfidante Enrico Forte è arrivata invece dallo stilista. “Ho assistito all’incontro televisivo tra Paolo ed Enrico, la differenza è che Enrico parla di assistenzialismo mentre Paolo parla di opportunità. Questa città deve cominciare a creare delle opportunità, dovrà essere la persona che racconta la cultura di questo posto, il lavoro degli artisti, il sovoir faire, le eccellenze. E’ come se dovete fare un dolce, avete tutti gli ingredienti ma manca il fuoco, l’amalgama. La cultura è generosità, è scambio. Valori fondamentali”.
Le battute
La conferenza termina con un battuta poco felice, un modo (mal riuscito) per distendere il clima in un campagna elettorale tesa tra Galante e la stampa: “Io voglio mettere in rete tutti quanti, senza distinzione, dando spazi a chi li merita, con un alto criterio di meritocrazia, compresi i giornalisti che ve taglio le gambe”. Lo dice ridendo e finisce per stringere le mani ai colleghi della stampa. Del resto lo stile non si predica: o c’è o non c’è.