Un Question time e un Consiglio comunale non sono bastati oggi all’amministrazione comunale di Latina per afferrare il bandolo della matassa rifiuti. Sulle contraddizioni, invio non invio della richiesta di parere all’Anac sulla regolarità del bando per la gestione del servizio di igiene urbana del capoluogo pontino, ha risposto l’assessore Roberto Lessio nella seduta pubblica riservata alle interrogazioni. Risultato? Colpa dei giornali che avrebbero dato un’interpretazione “miracolistica” sulla tempistica degli eventi. Lessio ha poi promesso di fornire la sua verità con un dossier sul presunto rischio di infiltrazioni, alla base della nota del sindaco con la quale l’ufficio competente ha sospeso l’apertura delle buste pervenute in risposta alla gara europea per l’appalto del servizio rifiuti.
La mozione del Pd
Il discorso è stato ripreso, qualche ora più tardi, nel corso dei lavori del Consiglio comunale durante la discussione della mozione presentata dai consiglieri comunali del Pd, Enrico Forte, Nicoletta Zuliani e Massimiliano Carnevale, per un impegno da parte del sindaco e della giunta a verificare eventuali profili di illegittimità nel bando, l’eventuale presenza di infiltrazioni malavitose, di condizioni di responsabilità e di situazioni potenziali di contenzioso per il Comune informando tempestivamente il Consiglio. Una mozione nata sulla base dei contenuti della nota del sindaco Damiano Coletta (come ricordato nella presentazione in aula da parte del capogruppo Forte della mozione all’ordine del giorno), protocollo 107205 del 4 agosto 2016, con la quale il sindaco ha chiesto alla dottoressa Emanuela Pacifico, del Servizio Gare e Contratti, del Servizio Ambiente, Igiene e Sanità, di sospendere il bando con improcrastinabile urgenza per l’affidamento del servizio rifiuti del Comune. Lessio, chiamato a relazionare sull’argomento, ha subito passato la parola al sindaco in quanto firmatario della missiva indirizzata al dirigente Pacifico.
L’intervento del sindaco
Il primo cittadino si è limitato a riferire che le osservazioni sollevate da associazioni e operatori economici ponevano dubbi sulla legittimità del bando. Dubbi sul rischio di compromissione della leale concorrenza. Dubbi sollevati anche da funzionari comunali che via via – ha affermato Coletta – evidenziavano criticità sul bando.
La replica di Forte
Il consigliere Forte, dal canto suo, ha chiesto di andare più affondo nello specifico dal momento che nella lettera si parlava di “infiltrazioni”, di fare nomi e cognomi, di circostanziare le accuse. “In merito all’affermazione del sindaco sul giudizio negativo espresso dai dirigenti relativamente al bando – ha aggiunto Forte –, mi auguro che la si ritrovi su atti, perché sennò vorrebbe dire che è stato sospeso un bando sulla base di voci. Chiederò l’accesso agli atti”.
Le giustificazioni della maggioranza
Sindaco, assessore e il consigliere Valeria Campagna a più riprese hanno tentato di spiegare che i mesi trascorsi per chiedere il parere all’Anac, istanza inviata soltanto l’altro ieri, sono serviti a fare un’analisi dettagliata sulla complessa materia utile ad argomentare la medesima richiesta di parere. Una giustificazione che non ha convinto dal momento che, oltre a citare l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti e del decreto Madia, la maggioranza di Latina Bene comune ha tirato in ballo anche le spinose questioni legate alla Latina Ambiente e alla sentenza Tia estranee al bando in questione ma che la squadra di Coletta ha inteso inglobare nell’ottica della garanzia della continuità del servizio e delle sorti del personale della società partecipata.
L’affondo di Calvi
Ma il vero affondo sui lati oscuri della sospensione del bando lo ha inferto Alessandro Calvi, capogruppo della lista Calvi, il quale ha evidenziato che l’assessore Lessio, in commissione Ambiente, come da verbale, aveva riferito che l’amministrazione era orientata a bloccare il bando perché non vi erano garanzie per il raggiungimento della differenziata al 65%. “Lessio aveva parlato di personale insufficiente per un servizio porta a porta spinto” ha ricordato Calvi, aggiungendo che “dell’obiettivo del 65% fissato per legge, ne risponde il gestore del servizio”. “Se questa era la criticità del bando non serviva appellarsi all’Anac – ha dichiarato Calvi -, come non serviva un parere dell’Autorità nazionale anticorruzione di fronte a ipotesi di illegalità, di rischio di infiltrazioni. Altro doveva essere l’indirizzo a cui rivolgersi (quello della Procura della Repubblica, ndr) in virtù dei principi di trasparenza e legalità”. Calvi ha concluso il suo intervento con una domanda rimasta senza risposta: “Se l’Anac dovesse ritenere impeccabile il bando dei rifiuti, che strada vorrà intraprendere l’amministrazione per la nuova gestione del servizio?”.
L’appalto per i rifiuti tornerà in aula
Al momento non è dato sapere se Latina Bene Comune intenderà proseguire con l’ipotesi iniziale della gestione in house, fortemente compromessa dal decreto Madia, o sulla possibilità di consorziarsi con Formia, o di aprire le buste rimaste chiuse dal mese di agosto. Certo è che l’affare rifiuti, 120 milioni di euro, dovrà tornare in Consiglio comunale. Una necessità urgente, da qualunque angolo la si guardi. E’ con questa consapevolezza che alla fine del dibattito la mozione del Pd è stata ritirata.