“Il benessere di una comunità passa per la capacità della stessa di costruire promuovendo attività di impresa, ricchezza e generando di riflesso opportunità occupazionali ed un miglioramento del livello di reddito”. “Stanno tutti bene. Terracina 2026“, Alessandro Di Tommaso giovane candidato sindaco di Terracina, da pochi giorni, ha dato il “la” alla sua campagna elettorale per una città nuova, caratterizzata da una qualità della vita migliore di quella attuale. Un buon proposito, un auspicio nel messaggio apparso nella cartellonistica cittadina che tanto sta facendo discutere in queste ore. Un buon proposito che non può prescindere da un progetto politico che pone al centro la persona. Le tematiche sociali sono quindi il primo punto da spiegare in un progetto ambizioso quale è quello di Di Tommaso. Il candidato sindaco del Pd ieri, in un comunicato stampa, ha parlato dell’abbattimento delle disparità e del ripristino dell’assistenza domiciliare.
L’assistenza alle persone fragili
“Il benessere – ha affermato – può realizzarsi solo se a tutti vengono forniti le stesse opportunità ed occasioni. Questo può essere realizzato solo se si abbattono le disparità e le diseguaglianze e si consente a tutti di partire dallo stesso livello. Gli indicatori macroeconomici e demografici di Terracina ci collocano al terzo posto in Provincia per popolazione ed al terz’ultimo per reddito e ricchezza prodotte, con una età media della popolazione superiore ai 43 anni. Inoltre è del 25% la popolazione che ha una età superiore ai 65 anni. Ripristinare l’assistenza domiciliare sociale alle persone fragili diventa prioritario per una forza politica come la nostra e per tutti coloro che vorranno con noi condividere questo percorso”.
Quelle convenzioni sospese e quei fondi inutilizzati
Di Tommaso ricostruisce cosa è accaduto a Terracina negli ultimi anni a partire dal 2009 con la sospensione, da parte dell’amministrazione guidata da Stefano Nardi, della convenzione stipulata con le cooperative sociali. “Sospensione che di fatto – precisa il candidato sindaco del Pd – ne ha decretato la fine, è stato inferto un colpo mortale alle politiche sociali lasciando senza sostegno tutte quelle forme di fragilità precedentemente assistite e sostenute a domicilio”. Obiettivo primario per Di Tommaso è quello di ripristinare tale servizio e reperire le risorse per rendere tutto ciò fattibile. “Il fondo per le politiche sociali della Regione Lazio del 2016, come scritto nella legge di bilancio in corso di approvazione, è stato integrato di ulteriori 25 milioni di euro – spiega di Tommaso -. Tali risorse da tempo ormai non vengono più trasferite direttamente alle casse dei singoli comuni ma vengono gestite in modo coordinato dall’Ufficio di Piano di Zona in sinergia con il Distretto Socio Sanitario. L’Ufficio di Piano è formato appunto dai rappresentanti del Segretariato Sociale dei comuni afferenti al Distretto, che nel nostro ambito territoriale comprende i comuni di: Terracina, Fondi, Monte San Biagio, San Felice Circeo, Sperlonga, Lenola e Campodimele, dal Distretto Socio-Sanitario della Asl e dai rappresentanti del terzo settore che operano in quel territorio. L’assenza e la non partecipazione a quel tavolo, come peraltro avvenuto in questi anni con le amministrazioni di centrodestra, e l’incapacità di esercitare con un’azione di coordinamento un ruolo attivo attraverso la realizzazione di una associazione intercomunale dei servizi sociali, ha impedito al Comune di Terracina l’accesso ai fondi destinati alla fragilità, alla non autosufficienza ed alle malattie croniche. Non dovrà più accadere in futuro che le risorse restino inutilizzate: l’amministrazione che intendo guidare dovrà essere protagonista nel distretto e nell’ambito dell’Ufficio di Piano. L’incremento del fondo da parte della Regione Lazio sarà occasione irrinunciabile”.
A Terracina appena 1.200.000 euro, cifra insufficiente
“Attualmente il nostro Comune – conclude il candidato sindaco – destina alle stesse politiche sociali attraverso il trasferimento all’Ente Strumentale preposto, l’Azienda Speciale, una cifra non superiore al milione e duecentomila euro, cifra chiaramente insufficiente per fronteggiare il reale fabbisogno di tutte le forme di fragilità presenti in città. Ripristinare l’assistenza domiciliare sociale erogata dal comune accanto ed in integrazione con l’assistenza domiciliare sanitaria erogata dalla Asl sarà dunque una delle priorità su cui lavorare per ristabilire standard e criteri di equità sociale oggi ampiamente disattesi”.